Un nuovo accordo commerciale Ue-Giappone potrebbe aprire definitivamente i mercati del Sol Levante ai prodotti italiani, eliminando i dazi e abbassando drasticamente i prezzi dell’ingresso dei prodotti nel Paese.
Un accordo che riguarda i formaggi, ma anche il vino e la pasta, e che potrebbe portare a una crescita vertiginosa dell’export italiano. Una rivoluzione nel settore e una grossa spinta per far finalmente decollare la vendita dei vini italiani in Giappone.
Fino a oggi, infatti, i dazi hanno influito per il 31% sul prezzo degli spumanti, per il 15% sull’imbottigliato e per il 19,3% sulla vendita del prodotto sfuso. Imposte che hanno inevitabilmente penalizzato l’Italia, anche a seguito della concorrenza del Nuovo Mondo. Il recente accordo Cile-Giappone e la graduale abolizione delle imposte hanno infatti portato il Cile a superare l’Italia, assicurandosi il secondo posto a valore come Paese fornitore di vini fermi e il primo a volume.
Con il nuovo accordo, alcune delle pratiche europee relative alla vinificazione dovrebbero finalmente essere riconosciute anche da Tokyo. La “Food Sanitation Law”, la Legge sulla sanità alimentare, infatti, impone che i vini importati debbano essere accompagnati da un modulo con allegata descrizione del processo produttivo e un certificato di analisi rilasciato dai laboratori registrati presso il Ministero della Sanità Giapponese. L’accordo andrebbe a snellire le pratiche burocratiche, consentendo il riconoscimento di molte delle denominazioni di origine europea fino a oggi bloccate.
Non solo: l’intesa ratificata tra Ue e Giappone avrà come conseguenza l’eliminazione dei dazi doganali sul 96% dei prodotti esportati, per un valore di circa 1 miliardo di euro annui. Una manovra che, si prevede, potrebbe portare a un aumento dell’esportazione di prodotti alimentari pari al 180%.
L’abolizione dei dazi verso il mercato giapponese potrebbe significare un importante punto di svolta per l’export dei prodotti agroalimentari italiani. Il Giappone, infatti, è considerato un mercato maturo, essendo l’ottavo Paese di riferimento in valore per l’export di vino italiano. Il mercato nipponico è considerato inoltre un mercato ricco, con consumatori esigenti e continuamente alla ricerca di prodotti di nicchia e di qualità. L’ideale per i vini italiani.
Non solo. Il Giappone ha ad oggi una produzione vitivinicola interna molto bassa. Per questo, il rapporto tra produzione e importazione è nettamente a favore dei vini esteri, rappresentando ben il 70,2% nel 2015.
Secondo Antonio Rallo, presidente di Unione Italiana Vini: «L’accordo è un ulteriore passo in avanti in materia di semplificazione e flessibilità del commercio. In modo particolare è un risultato importante per l’eliminazione completa dei dazi sui vini imbottigliati, spumanti e sfusi che, in questi ultimi anni, hanno creato un significativo gap tra l’Italia e alcuni Paesi come il Cile e l’Australia, agevolati da accordi tariffari preferenziali. Grazie a questo accordo, possiamo confrontarci sullo stesso piano dei principali competitor».